Descrizione

Evgenij A. Evtušenko, Se tutti i danesi fossero ebrei, a cura di Lorenzo Gafforini, con un saggio di Francesco De Napoli, Prima traduzione it. di Evelina Pascucci – 15 aprile 2022

«Nel Poeta ribelle s’era radicata l’idea – in un certo senso “gramsciana” – che il compito dell’uomo di cultura debba consistere nel cercare di guidare verso obiettivi edificanti e giusti le croniche faziosità del politicume, e in tal modo riuscire a condizionare il corso degli eventi. Le sue prime sortite risalenti agli anni di Chruščëv – sempre arrischiate ma vittoriose – lo avevano convinto che fosse quella la strada giusta. Era l’unica possibilità per cercare risposte ragionevoli alle mostruose aberrazioni del potere. Occorreva una cultura coraggiosa, libera, controcorrente, se necessario agguerrita e sfrontata. […] È un teatro dell’assurdo che ritrae fedelmente, per intero, la vita nella sua ordinaria mostruosità: l’assurdo reale intessuto di caratteri stucchevolmente fiabeschi. Il talento di Evtušenko evidenzia come non occorra inventarsi l’assurdo inseguendo i gratuiti fantasmi della mente. L’assurdo è nella quotidianità, in tutte le circostanze anche minimali che segnano l’esistenza degli uomini. L’assurdo è dato dai castelli di nequizie e di prevaricazioni a cui tacitamente sottostiamo nell’illusione di salvaguardare il nostro quieto vivere, le convenzioni sociali, i meschini traffici che ci consentono di sopravvivere. Ma contro l’assurdità del male – ammonisce Evtušenko – sempre deve trionfare la fiducia nel domani. Perché una speranza esiste, sia pure remota. La cultura può, e deve, trasmetterci questa fede. Tutto il resto è barbarie, fanatismo, menzogna, ignoranza.»
(Introduz. di F. De Napoli)

TESTA CON CAPPELLO Vedo camion coperti… I tedeschi, con il calcio dei fucili, stanno spingendovi delle persone, tra cui vecchi, donne, bambini… Non somigliano affatto a terroristi… Possibile che abbiano cominciato ad arrestare pacifici danesi? Sono forse diventati cani rabbiosi, dopo Stalingrado, i tedeschi? Non dovremmo svignarcela prima che ci prendano? Chi sono questi sfortunati? Ah, tra loro vedo un vecchio rabbino. (con sollievo) Ora è tutto chiaro: è solo una retata di ebrei… è terribile ma, per fortuna, l’orrore non è il nostro…
TESTA CON BERRETTO Io penso che qualsiasi orrore sia nostro… Non ci sono orrori altrui. Tutti i passati orrori sono nostri e anche quelli futuri lo saranno… E quelli odierni tanto più… Infatti, come ha la certezza di non essere ebreo?
TESTA CON CAPPELLO (sbigottito) Scusi, non l’ho capita…
TESTA CON BERRETTO (cupamente) Conosce forse le scappatelle di sua nonna?
TESTA CON CAPPELLO I suoi scherzi sono fuori luogo.
TESTA CON BERRETTO E perché non scherzare un po’… tutto quello che ci sta accadendo è pure lo scherzo fuori luogo di qualcuno. Il brutto scherzo della Storia…
(Da Se tutti i danesi fossero ebrei, pp. 112-113)

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko (1932- 2017) nacque in una cittadina siberiana da uno studente di geologia moscovita e una cantante lirica ucraina, da cui prese il cognome. Fu autore di poesie, memoriali, romanzi, sceneggiature e testi teatrali. Per tutta la vita si espresse in difesa dei diritti umani e civili, stigmatizzando i soprusi e i torti storici cui assistette nel lungo e tribolato arco temporale della sua vita. Tra le opere, alcune tuttora inedite, ricordiamo La stazione di Zimà, Babij Jar, L’università di Kazan, Non morire prima di morire, Le betulle nane (con Prefazione di P.P. Pasolini nella prima edizione italiana), I Sessantisti. Memorie in prosa, Arrivederci, bandiera rossa. Dagli anni Novanta, fu professore honoris causa di letteratura russa presso l’università di Tulsa in Oklahoma.

Ph. Mario Martinazzi